mercoledì 4 marzo 2009

Infortuni e morti bianche sventate: nella sfiga son fortunato



Oggi vi racconto la sequenza degli infortuni che ho avuto nella mia pur breve carriera lavorativa. Sono scritti in chiave comica perchè originariamente facente parte di una lettera ad un amico, ma se contate che tutto quello che descrivo è accaduto in un anno in una nota grande azienda della mia città allora vi può far capire i rischi che corrono gli operai nel corso del loro lavoro ed il perchè di tante morti bianche.

..Era uno dei primi mesi di lavoro presso la --------, ormai un po' di anni fa. Un testa di cazzo di gigante tunisino maneggiava del duro filo di ferro da arrotolare in un rotolo di plastica nera e custodire in un fusto. Io stavo allegramente pulendo il reparto. Mi vede e subito mi chiama, ed io penso: -vediamo che vuole sto stronzo-.
Allora vado da lui che mi fa: -Aiutame qua, non riesco solo- ed io: - ma cosa riesci da solo te?- e d'un tratto chissà perchè eheh lui s'incazza come una bestia e molla con forza il filo di ferro a terra con tutto il rotolo, ma nel farlo questo si sbroglia e come una serpe impazzita si allunga a destra e a manca, ed in un attimo di secondo la sua estremità mi finisce in un occhio. Dolore acuto! Chiamo subito i soccorsi. Lui preoccupato quando arrivano i capifabbrica dice che mi sono fatto male da solo, cosi io con l'occhio sanguinante mi alzo e gli urlo che è un figlio di puttana e che gli avrei aperto il culo con le mani piuttosto che lasciar raccontare la sua minchiata. Vado via con l'ambulanza ma non ho avuto per fortuna conseguenze all'occhio.. e senza fare assenze, tutto bendato il giorno dopo ero sul posto di lavoro.

Passa un altro mese, ed un mio collega, un amico che ho ritrovato da poco su facebook, mi chiama perchè aveva bisogno di aiuto per spingere un carrello pieno di cassette che contenevano delle lame. Queste erano circa 24, ed erano tenute a rettangolo grazie ad una sbarra di ferro morbida ma pur sempre ferro che gli faceva gli angoli dandogli stabilità. Dovevamo portarla in reparto, cosi gli dissi: -Va bene, ti aiuto, io tengo qua, te spingi pure adagio-
Vicino alla porta del reparto c'era una cunetta frangiacque, per evitare che il reparto si allagasse quando lavavamo in terra o le cassette per le tagliatrici. Bisognava andare piano per evitare che queste cassette, tenute solo dalla sbarra, si spostassero e cadessero. Bisognava quindi solo andare adagio, ma il mio collega, improvvisatosi frettoloso spinse troppo forte. Le cassette (di metallo pesante, rettangolari e bagnate perchè erano state lavate) si spostarono e caderono. La sbarra di ferro per via del movimento di queste si allungò e partì in aria in modo elastico. Dove sarebbe andato a finire? In faccia a me! Con tanto di trauma cranio-facciale, con spostamento del setto nasale, che se vedi dalle foto è un po storto. Dieci giorni di infortunio, più eventuale prolungamento. No vado a lavorare ugualmente, e ricevo i complimenti dal capofabbrica corrotto.

Ci tenevo al lavoro, e sapevo che se stavo a casa, chi non era presente avrebbe pensato che ero il solito dipendente scroccone, visto che molti marocchini e tunisini li facevano cosi.

Due settimane dopo ero sotto, ad aiutare un tecnico a riparare un impianto per la defluviazione delle acque derivate dalla lavorazione delle bietole da zucchero. Tutto era intasato, e cosi mi fa: -cercami una grata libera, da usare come scolo-. Va bene, dico io e comincio a guardarmi intorno. Tutte intasate cazzo.
Poi d'improvviso trovo una grata libera, in un angolo. Era piccolina ma era buona e sopratutto non intasata! Mi giro verso il collega, lo chiamo a gran voce: E' quiiii! L'ho trovata!!! Poi sento un rumore strano, un -clunk!- molto forte venire da sopra. Guardo su e vedo una enorme bordata d'acqua prendermi in pieno. Acqua dolciastra, schifosa, dal gusto di terra ma sopratutto bollente!! Sii bollente! Saranno stati quasi 90° credo! Sconvolto dal fatto accadutomi e dal calore, non mi accorgo che ne arriva un'altra! Preso in pieno di nuovo, ed altrettanto bollente. Comincio ad urlare e saltellare, arriva il collega e si meraviglia del mio stato. Avevo la pelle rossa, le palle infuocate e negli occhi il fuoco. Non mi sono ustionato per fortuna. Il capo fabbrica scendendo giù mi dice che non riescono a capire il motivo di questo grosso rilascio d'acqua e che comunque in diciassette anni di esperienza in quella azienda non aveva mai visto uno che venisse beccato in pieno. E' bestemmiando me ne andavo, fradicio a farmi la doccia.

Non vi racconto di quando dovevo pulire il mangimificio dalle polveri rilasciate dal mangime. Era tutto scivoloso, e mi preoccupavo di non cadere lavorando sulle scale. Un tipo che lavorava da trent'anni in azienda mi fa: -non ti preoccupare non è mai caduto nessuno- per poi correggersi -anzi no, vent'anni fa era morto un signore, credo cinquantenne. Fui io a ritrovarlo sui nastri la sotto.-
Bene faccio io, e mentre ero li appeso metto un piede in fallo e scivolo. Sono caduto giù? No mi sono aggrappato di riflesso con una mano ad una transenna. Si come nei cartoni animati, appeso ad un braccio, ad oltre venti metri di altezza, con sotto le macchine industriali. Ho cagato a spruzzo tutta sera.

(danleroi)


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