Hammer of Music

HEAVEN AND HELL

Nel 1979, dopo l'abbandono di Ozzy ovvero l'icona figurativa della band, i Black Sabbath sembravano pronti ad un declino inesorabile, facilmente auspicabile dopo un decennio di onorata carriera. Alla ricerca di un nuovo frontman, Toni Iommi però si gioca la carta Ronnie James Dio, ex-Rainbow, per cercare di ritornare in auge. La scelta è azzeccata, al punto che i Black Sabbath raggiungono una nuova dimensione vocale ed il contributo di Dio si incastona perfettamente nelle trame sinfoniche orchestrate da uno Iommi straripante. Il risultato è un capolavoro di dimensioni mastodontiche. Heaven and Hell è il giusto anello di congiunzione tra Hard Rock e Heavy Metal, un connubio di rara fattezza. Si alternano brani più veloci e rocciosi, come l'opener Neon Knights e Lady Evil, ad altri più cadenzati e tristi come Children Of The Sea. Tutto ciò mostra un'ispirazione ed una varietà musicale da parte di tutti i componenti di altissimo livello. La spettrale Die Young, la triste Lonely Is The World ma soprattutto l'impressionante e macilenta sinfonia della title-track, recidono del tutto la sottile linea che intercorre tra Paradiso ed Inferno, tra bene e male. "The world is full of kings and queens, who blind your eyes and steal your dreams...It's heaven and hell!!!"


HEADING FOR TOMORROW

Era il 1989 quando Kai Hansen abbandona gli Helloween per iniziare una nuova folgorante carriera con la sua nuova band, i Gamma Ray, e lo fa chiamando a se la strepitosa ugola di Ralph Scheepers, già vicino precedentemente ad entrare come vocalist proprio nella sua ormai ex-band. Inzialmente la casa discografica avrebbe preferito una carriera solista da parte dell'axeman, che però rifiutò proprio per portare avanti un progetto più solido e concreto.
La sua prima creazione porta una firma indelebile nella storia della musica, visto che ha influenzato un oceano di ragazzini con conseguente nascita di centinaia di gruppi Power. L'album si muove su coordinate molto simili ai primi lavori delle "Zucche d'Amburgo" tanto che, a ragione, molti lo considerano come il Keepers of the Seven Keys parte III. La grandiosità di Heading for Tomorrow è facilmente intuibile già solo ascoltando l'opener di Lust For Life, che è un chiaro esempio di cosa troveremo nell'album: veloce e grintosa ma splendidamente melodiosa, raggiunge vette inaudite grazie soprattutto al cantato del frontman, che sembra trovarsi a suo perfetto agio con le melodie create ad arte dall'eclettico chitarrista. E se Heaven Can Wait e Free Time si tingono quanto basta di un tocco di sano Hard Rock e diventano da subito futuri classici della band e pezzi immancabili nei live, Money diverte grazie al sorprendente e schizofrenico duetto tra il singer e lo stesso Kai, mentre Space Eater meraviglia grazie ad una superba ed insuperabile prestazione vocale. I punti forti comunque restano la ballata The Silence, in cui non si nascondono certe influenze queeniane, ma soprattutto la conclusiva title-track, 14 minuti di pura classe e regalità. Inutile cercare anche solo un punto debole, questo è un album fondamentale per chi ascolta questo genere ed uno dei migliori di tutti i tempi. Ancora una volta Hansen ha dimostrato di essere un passo avanti a tutti.