domenica 1 febbraio 2009

Cronache Oscure: Sulle corde dell'anima


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Sulle corde dell'anima
di Daniel Ray Cangialosi




Sono nato dal triste suono di queste corde,
come dolce melodia dal magico incanto,
tutte le sere sono qui per suonare il tuo amore.
Per te ero sempre pronto a dar tutto,
per essere ancora una volta come una dolce canzone,
trascinato dal soffio gentile e dal suono armonioso,
diventato forse un inno dedicato al nostro sentimento.
Chiudendo gli occhi, ogni sera, in ogni momento,
ho cercato di scovare in me il male che ci ha uccisi,
e trattenendo con forza le lacrime, cercavo in qualche modo di essere uomo.
Speravo forse di non piegarmi ancora una volta al tuo ricordo,
di non desiderare la morte, per raggiungerti volando, come in un sogno.

Cercavo un tempo la chiave segreta per aprire il tuo cuore
ma mi accorsi presto come ogni tentativo era vano
eri riuscita a guidarmi le mani ed a farmelo sentir battere,
nello stesso modo come ho incrociato le tue quando mi hai lasciato.
Ho riflettuto molto in questi anni senza di te
nel freddo ed umido letto che ancora ricorda il tuo profumo.
Cercavo un tratto, qualcosa che mi distaccasse dal tuo ricordo,
ma più ci provavo e più scoprivo di pensare ancora a te.
Scivola maligna la mente in questi casi, assoggetta tutti i ricordi,
dall'amore al dolore, costringendomi a pensare alla morte
come ad un triste epilogo in questo maledetto mondo privo di incanto.

Non so il motivo per cui fra noi si era creato questo legame,
tutto nacque cosi all'improvviso, senza alcun pensiero, credo..
Mi ricordo il tuo sguardo, il tuo sorriso radioso, i tuoi capelli color del sole,
il tuo corpo leggiadro sotto una veste bianca e candida come il paradiso.
Mi ricordo la tua voce, oh che melodia! Che musica divina era per le mie
orecchie, come un drogato del tuo sguardo pensavo sempre
a quanto eri bella, a come ero fortunato io per averti conosciuto.
Eri il simbolo della celestialità, del gaudio pensiero,
l'ombra del turbamento non ti apparteneva in animo.
Eri la mia dolce musica, la melodia suprema,
quel tratto interiore che ho da sempre rincorso invano.
Eri li che mi aspettavi, con gli occhi dolci e sereni, sempre,
mentre io correvo a braccia aperte, verso il sogno di vivere con te.

A volte mi basta riascoltare qualche nostro brano per essere felice,
so che è un illusione, ma in fin dei conti cosa non lo è?
Vivere mi fa male, non sopporto più quest'aria, non vedo che nero su nel cielo.
Immagino a volte di essere libero da questo corpo, e come un uccello, un airone,
librarmi in volo per scoprire se oltre il nuvolo, c'è un sole che batte anche per me..
Sogno di volare con le mie possenti ali fin lassù, dove ti tengono forse prigioniera
fra delicate e celestiali sensazioni, e ricerco dentro di me la forza per crederci ancora,
e mentre trattengo le lacrime ti vedo riapparire in sogno, ancora una volta,
mi vieni a trovare, abbracciarmi, per ricordarmi di un tempo forse mai svanito.
Sento il tuo calore, il tuo odore, il suono infinito dell'amore,
interrotto solo dal maledetto risveglio che mi lascia sempre un velo di tristezza infinita.
Il tempo che verrà, non riuscirà a farmi dimenticare quel che ho provato con te,
tu sei nel mio cuore, ancora radiosa come il sole che rinasce dopo la battente pioggia,
seguo la tua luce non invano, almeno spero, sei l'unica cosa a cui credo ancora.
Il mio faro in questa notte infinita, in questo gioco di specchi che mi distrugge la vita.

Ho conservato tutte le nostre canzoni, i ricordi e le emozioni,
tramite questa dolce musica, in ogni momento, vengo a trovarti.
Ogni cosa ha un valore se è stato tuo, che sia un vestito o un braccialetto
o anche solo una di quelle cose che mi ricordano di te.
Sono il mio unico sostentamento in questi tristi giorni
che vedo riflessi in mille ed infiniti riflessi deformi,
spietati disegni di un male oscuro che lentamente mi corrode l'anima.
E cerco uno stimolo per sopravvivere,
per non abbandonare quella povera anima che mi hai lasciato.
Sai quando la vedo sorridere mi ricorda di te, come in ogni altra cosa del resto,
spesso la osservo giocare nel salotto e quasi non reggo lo sguardo,
che d'un tratto si fa pesante, lontano,
carico di quelle lacrime che un tempo non riuscivo mai a versare,
creando dentro me un onirico ed infinito legame che sento nel mio cuore non avrà mai fine.
E mi chiudo in me stesso, schiavo di un senso oramai perduto,
metto di continuo il nostro disco, le nostre note, la nostra dichiarazione d'amore.
Solo l'unico modo per sentirmi ancora vicino a te,
l'unico vero arcobaleno che rasserena ancora il mio debole cuore morente.

Nasciamo solo per vincere o perdere, ed io sono stato sconfitto.
Vedo i nostri corpi galleggiare lungo infiniti percorsi
creati dal triste suono di queste pesanti note,
per essere in fin dei conti solo come inutili melodie di un carillon al vento.
Viviamo nel nostro turbinio di sentimenti ed emozioni,
che in verità sono semplici antefatti alle più cocenti delusioni.
Cercando di evadere dal nostro incubo quotidiano
speriamo di trovare il modo per pensare solo alla nostra libertà,
provando chissà ad inseguirla forse inutilmente ogni santo giorno,
in cerca di quella luce capace di farci da guida
per fuggire definitivamente dal nostro corridoio oscuro.

Ho conservato tutto di te, sei tu la mia via di fuga
tutti i giorni ti cerco nei miei pensieri, prego per te, urlo in sogno il tuo nome invano.
Forse è l'unico modo per sentirsi ancora vicini,
per sopravvivere ad un legame che sembra oramai svanito.
Ascolto sempre le nostre canzoni, insieme alla tua bambina,
che dolce magia è la musica, che prodigio di sensazioni è in grado di portare.
Ci trasporta in un mondo onirico, quello della nostra infanzia o mille altri differenti,
sospesi nel nulla chissà dove, ma raggiungibili solo tramite queste note.
E guardo i suoi occhi riempirsi di lacrime, sono tante ma non come le mie,
mi chiede che fine ha fatto la sua mamma, dove sono andati i colori del mondo..
vede tutto grigio, come me, me ne rendo conto.
Forse è colpa mia, che non l'aiuto a dimenticare, a sopravvivere,
ma sono un debole e lo ammetto, rinchiuso nella mia solitudine che quasi uccide.

In fin dei conti sono nato dal triste suono di queste corde,
la mia canzone non può che essere questa truce melodia.
Per te ero sempre pronto a dare tutto, per scambiare un sorriso al tuo dolore,
per essere ancora una volta armonioso come un tempo, anche quando stavi morendo.
Si, sono nato per vivere questa musica, queste note,
ogni singola melodia racconta una parte di me e di te,
quasi un inno dedicato al nostro sentimento, al nostro amore,
per un opera maestosa, l'unica che ancora è in grado di unirci ancora
per ora e per sempre, come un tempo, oh si, per sempre.
Ma non riesco più a vivere senza di te, e se lo faccio è per la tua bambina.
Ogni notte mi preparo, giro la levetta del gas, e spero di non svegliarmi più.
A volte mi preparo con l'accendino, rimango ore a cantare nella mente le tue parole,
i nostri problemi, i nostri umori, sotto l'onirico sguardo dei tuoi occhi in sogno.
lo so, sembro un pazzo, ma in fin dei conti chi può dirsi veramente normale?
E quando finalmente prendo il coraggio per premere questo pulsante,
l'aria mi ottenebra i sensi, mi intorpidisce fino a farmi svenire.
Ogni notte pregavo di non dovermi più risvegliare al mattino,
di cercare un altro volontario per questa vita, qualcuno che abbia capito cosa vuol dire vivere.

Ho perso tutto, sono stato sconfitto.. rimango sveglio solo per lei.
L'altra sera mi ha chiesto piangendo di non abbandonarla,
di restare con lei, di aiutarla a raggiungere la sua mamma.
Questa notte, forse, avrò il coraggio di accontentarla, e tenendola stretta fra le mie braccia,
mentre i suoi occhi incontrano i miei ricolmi di lacrime,
canteremo questa triste canzone, intonandola a te o mia cara, per l'ultima volta.
Meglio morire a volte, se la vita diventa un inferno, perchè la morte mal che vada è pur sempre
una triste ma inevitabile via di fuga.
Non sono un vigliacco, non potete capire.

(danleroi)




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