venerdì 15 maggio 2009

Cronache Oscure; Il Romanzo

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"Il Romanzo"

di Daniel Ray Cangialosi

“..Non credo tu ti possa permettere di dirmi “non hai capito niente” , è un grado di confidenza a cui hai rinunciato e non puoi tirarlo fuori a tuo piacimento, ogni volta che vuoi. Fermo restando che le frasi originarie stanno esattamente dov’erano, forse se c’è uno che non ha capito sei tu: la mia rimostranza non era riferita all’uso di questo o quel verbo o di quale termine, ma al fatto che hai preso un buon spunto, come dici, dalle mie traversie, dai miei problemi, dalle mie vicende. Non lo posso tollerare, non puoi pensare che siccome siamo stati amici e legati sentimentalmente fino a poco tempo fa ti puoi permettere di utilizzare le mie lettere che ti ho inviato, la mia storia come un romanzo oppure la mia vita come una fonte presso il quale ricavare chissà che racconto. Davvero non lo accetto, mi da brutte sensazioni, come se camminassi nuda davanti alla gente che anche se non sa che sono io quella raccontata nel tuo ultimo fottutissimo libro, però io lo so e mi riconosco in ogni pezzo di rigo. Come se non bastasse hai davvero pubblicato tutto di quelle lettere.. anche quelle dove ti raccontavo di mio marito e del suo atteggiamento violento, delle umiliazioni sessuali che mi sottopone ogni volta ed in ogni momento ancora oggi, ancora adesso che tutta livida ti scrivo piangendo queste righe che stai leggendo. Non lo accetto, non posso accettarlo, e capisco che hai il potere di darmi della cretina se sollevo la questione, ma cosa succederebbe se lui venisse a saperlo? Avresti dietro ai piedi una persona violenta, uno che non scherza.. guardati bene le spalle perchè in fin dei conti io lo amo ancora e non accetterò oltre la tua arroganza.

Ti chiedo per l'ultima volta di evitare perlomeno la pubblicazione del secondo romanzo, che da quanto ho capito svilupperà maggiormente la parte psicologica e familiare, arrivando a somigliare sempre di più con la mia situazione in modo tale da non rendere possibile nasconderla ancora. Lo so, come hai ribadito anche in questa occasione, non ti riguardano più di tanto, speculando sul mio assurdo coinvolgimento verso di te mentre con efferatezza ti accingi a rendere pubblico il nostro dialogo privato dandogli il nome di "rielaborazione di temi e personalità" che però io vedo solo in modo parziale. Di tutto quello che c’è stato fra noi ti ricordi di quelle lettere, delle mie torbide vicende. Che fine ha fatto il coinvolgimento, la delicatezza di certi momenti, la simpatia.. niente.. sei il vuoto più assoluto. Comincio a credere che per davvero mi hai usata sin dal principio per la stesura dei tuoi racconti. Te dici che le storie possono nascere e morire, e che anzi dovrei prendere il romanzo come una fotografia, un ricordo, un immagine che riassuma quello che c'è stato fra noi. Io dico invece che il tuo testo è una pura vergogna, mi hai sfruttata dando un immagine di me sporca e becera, raccontando cose che dovevano rimanere fra noi, cose che sapevano solo di noi due e basta.

Il ricordo di quella notte, nascosto fra le mie lenzuola, mentre lui era via è un qualcosa di indimenticabile, credo che mai nella mia vita ho vissuto sensazioni cosi intense, ma tu l'hai fatta passare per il vizio di una sfrontata donna quarantenne. Avrei sputtanato tutto per te, cercavo solo il giusto pretesto per farlo e le mie esitazioni derivavano solo dalla mia situazione turbolenta, visto e considerato che ho un figlio e non volevo privarlo del padre o di una madre.
Poi francamente non potevo abbandonare l'uomo che mi ha dato questa vita cosi lussuosa, l'uomo che ha fatto di me la sua regina. Lo so, sono controversa, mi maltratta, mi umilia, mi costringe a continui rapporti con lui ed i suoi amici. Mi porta a drogarmi, a fare del mio corpo un puro oggetto di piacere, un contenitore di lussuria presso il quale devo rendere conto ogni giorno. Ma lui questa la chiama libertà ed io in parte l'accetto anche, perchè questa è la mia vita, non posso modificarla senza sacrificare qualcosa e non voglio farmi mancare nulla, non voglio tornare in povertà. Tuttavia mi fa molto male l'idea che mi fai passare per una prostituta nel tuo libro, è vero che non sapevi nulla di questa storia ma vedi, sapevo che non lo avresti mai accettato. Ho capito che è stato questo il pretesto per lasciarmi, ma non credo ormai alla tua buona fede. Avevi già preventivato tutto prima, lo dimostra l'uso che hai fatto delle nostre vicende, nonostante non ti facevi sentire da mesi.

Ti attacchi ogni volta a quella sfuriata che ebbi con te quella sera d'agosto, quando ti dissi che non dovevamo più vederci. Ma non ha senso rinvangare quelle parole crudeli perché sai che erano tragicamente vere e rispecchiavano quello che sentivo in quel momento, io almeno sono stata sempre coerente, sia quando ti ho detto ti odio che quando ti ho detto ti amo. Se cerchi qualcosa dove l'odio e la cattiveria emerga in modo spropositato invece, guardati allo specchio, o rileggiti quello che hai scritto di me nel romanzo. Questo è il modo in cui mi hai provocata, svilita e ferita prendendone accuratamente nota per poter poi riutilizzare tutto in uno scritto che oltretutto fai passare per tuo. D’altra parte faceva parte del gioco, lo avevi chiaramente dichiarato l'altra sera quando mi hai minacciato di chiamare la polizia se non me ne andavo dal tuo studio. E' l'hai pure fatto, vile vigliacco che non sei altro! Solo adesso mi rendo conto di quanto ti puoi essere divertito a prendermi per i fondelli, con i tuoi amici, la tua ragazza, le persone che hanno recitato un ruolo probabilmente pagate da te solo per darti una sceneggiatura valida per il nuovo romanzo. Sei stato straordinariamente lungimirante e calcolatore, per un progetto davvero ben organizzato. Bravo, almeno in una cosa sei riuscito.

Un consiglio: lascia stare, scrivere non fa per te, almeno finchè le cose non ti usciranno dal cuore. Lo so che sembro ridicola nel dire questo ad uno che viene considerato "un grande scrittore americano", ma se ogni tuo successo letterario ha delle vittime come me dovresti davvero riconsiderare la tua abilità di scrittore. Datti alla regia, magari te la caveresti meglio, anche se credo che le tue produzioni sarebbero come tante altre, nulla di speciale. Non ti prendi neanche la briga di creare un universo tuo, uno stile, ti diverti a far stare male la gente per il tuo egoismo, muovendo le pedine senza alcuna originalità ma solo la tua spietatezza. Se Satana avrebbe un nome porterebbe il tuo, renditene conto. Ogni riferimento, ogni più piccola riga altro non è che una banalità nella banalità; guardare un albero e dire che è marrone con le foglie verdi non è scrivere, se vuoi scrivere veramente, prendi carta e penna, esci da casa, vai un posto isolato dove puoi rendere conto solo a te stesso allora forse riuscirai ad esternare quello che hai dentro, sempre se hai qualcosa. Ho preso un abbaglio con te, ti credevo diverso, ma vali meno anche di mio marito. Come lui ti piace giocare con quello che ti capita a portata di mano senza vederne le conseguenze, senza fare conto dello stato emotivo delle persone che calpesti. Per questo io ti disprezzo e ti odio, ti auguro tutto il male possibile e ti garantisco che la pagherai cara. Forse dovresti per davvero guardarti le spalle, potrei essere dietro di te quando meno te l'aspetti. Non voglio minacciarti a caso, ma ti avviso che ho intenzione di raccontare tutto per davvero al mio uomo, che come sai ha poteri ed amicizie forti: fai attenzione. Propongo quindi un ricatto, che forse mal si addice al mio stile ma in fin dei conti potrebbe essere la cosa migliore: voglio una parte dei tuoi soldi, voglio che mi lasci metà delle tue proprietà con una vendita simbolica a mio nome. So che riderai quando leggerai queste richieste, ma non lo farei fossi in te, ho centinaia di prove a mio carico che al momento custodisce una persona fidata, e non prenderei alla leggera queste richieste.

Non so cosa sia la cattiveria, non sono mai stata una persona falsa, tutto quello che ho fatto ho cercato di farlo con semplicità, senza alcun pensiero malvagio nei tuoi confronti. Mi considero essenzialmente una donna buona dentro. Non ti ho mai caricato dei miei problemi ne mi sono sfogata su di te. Non ho nessun bisogno d’aiuto e sinceramente non starei certo a chiederlo proprio a te: le mie battaglie me le combatto da sola, come ho sempre fatto, con la sola differenza che se perdo questa la mia vita finisce qui. Ma non perderò, ho intenzione di mettere la parola fine su questa vicenda e se non ce la farò da sola piuttosto darò fuoco alla tua casa e brucerò i tuoi averi.

Non ti prendere la briga di rispondermi se non accetti la mia "proposta" e non odiarmi per questo: è il minimo che io possa fare. Ti prego di buttare via questa lettera e di non utilizzarla in alcun modo. La copia di questa è depositata da una persona di mia fiducia, quindi valuta bene le possibili conseguenze di una pubblicazione.”



Lettera ritrovata nelle macerie della villa di un noto scrittore americano e consegnata alla polizia. Sembra che nonostante lo scandalo tutto questo abbia portato solo un enorme notorietà allo scrittore, finendo per raddoppiare le vendite dei suoi tre best seller che riguardano queste vicende. L'intero testo integrale della lettera addirittura è stato utilizzato nel terzo romanzo conclusivo come antefatto d'apertura del romanzo stesso.
La donna ed il suo marito affiliato ad una nota famiglia mafiosa della zona invece sono finiti in galera per omicidio colposo della cameriera dello scrittore, unica rimasta nella villa il giorno dell'esplosione. Il procedimento penale intentato dalla coppia ai danni dello scrittore non ha avuto alcun esito in quanto non esiste alcuna prova di reato compiuto. Lo scrittore ovviamente ringrazia.



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